La Roma è pronta all’appuntamento con la storia: le ultime sulla finalissima di Budapest

Nando Di Giovanni  | 30 Mag 2023

Ormai ci siamo, la data è arrivata: il 31 maggio si disputerà la prima delle tre finali europee in calendario. È il turno dell’Europa League che metterà di fronte alla Roma di José Mourinho il Siviglia di José Luis Mendilibar. Gli spagnoli sono i veri e propri mattatori della competizione, avendo alzato il trofeo per ben 6 volte dal 2005-06 in poi, di cui 3 consecutive dal 2013-14 al 2015-16. Un record tuttora imbattuto.

Il match si disputerà nell’avveniristica Puskas Arena di Budapest, inaugurata nel 2019 nella medesima sede dove sorgeva lo storico Népstadion (Stadio del Popolo), la casa che ha visto nascere il mito dell’Aranycsapat (La Squadra d’Oro).

Era questo l’appellativo con il quale era nota la squadra magiara degli anni ‘50 allenata da Guztav Sebes e trascinata dal mitico quintetto Grosics, Hidegkuti, Czibor, Puskas e Kocsis: una nazionale che dominò la scena per l’intero decennio, fino a sfiorare il successo in Coppa del Mondo nel 1954.

E ora, dopo la profonda operazione di maquillage, l’arena ospiterà l’atto finale dell’Europa League.

Com’è arrivata la Roma alla finale di Europa League

As roma
Una caldissima curva Sud pronta alla battaglia

José Mourinho fa bis. Dopo il successo conquistato la scorsa stagione in Conference League, il tecnico lusitano punta al secondo trofeo europeo in altrettanti anni dopo il suo arrivo alla guida della Roma. Chissà se il feeling dello Special One con gli appuntamenti finali delle coppe continentali (5 vittorie in 5 partecipazioni) sarà sufficiente per sconfiggere la cabala che vede i giallorossi a bocca asciutta nella competizione.

Il percorso del club capitolino verso la finalissima non è stato semplicissimo: inserito in un girone duro con il Real Betis, il Ludogorets Razgrad e l’HJK Helsinki, i giallorossi hanno conquistato la qualificazione soltanto all’ultima giornata, vincendo lo scontro diretto contro i bulgari allo Stadio Olimpico.

Non privo di ostacoli è stata la fase ad eliminazione diretta, durante la quale hanno avuto la meglio su Red Bull Salisburgo (in rimonta), Real Sociedad, Feyenoord (in rimonta) e Bayer Leverkusen. Ed è stato proprio durante la sfida con le Aspirine che la squadra di Mourinho ha dimostrato tutta la sua ferrea volontà di conquistare la finalissima, resistendo strenuamente agli attacchi dei tedeschi durante il match di ritorno alla BayArena. Gli avversari sono avvisati.

Com’è arrivato il Siviglia alla finale di Europa League

siviglia

Non si può dire che sia stata la più semplice delle stagioni in casa lusitana. Lo testimoniano i tre cambi di guida tecnica che hanno visto avvicendarsi sulla panchina andalusa prima l’ex commissario tecnico della nazionale spagnola, Julien Lopetegui (allontanato dopo un catastrofico avvio di stagione), poi l’ex allenatore di Cile ed Argentina (già sulla panchina andalusa nella stazione 2016-17), Jorge Sampaoli, la cui cura non è riuscita ad allontanare il Siviglia dalla zona retrocessione, fino alla chiamata di José Luis Mendilibar.

L’ex allenatore dell’Eibar è riuscito a ritrovare il bandolo della matassa, infilando una serie di risultati positivi che hanno portato la squadra in una zona più tranquilla della Liga e, in contemporanea, a proseguire felicemente il percorso europeo.

Dopo la retrocessione dalla Champions League, maturato grazie al terzo posto nel girone con Manchester City, Borussia Dortmund ed FC Copenaghen, si è attivato il “paracadute” dell’Europa League. Qui gli spagnoli hanno ritrovato il feeling con le competizioni continentali, eliminando PSV Eindhoven e Fenerbahçe, per poi aver ragione del Manchester United con un clamoroso 3-0 al Ramon Sanchez-Pizjuan. La tana andalusa è stata fatale anche alla Juventus, piegata ai tempi supplementari con un gol dell’ex romanista Erik Lamela.

Nando Di Giovanni
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