Per la varietà dei paesaggi. Per l’importanza della competizione. Per il fascino della sua storia ultracentenaria. Ma anche perché, diciamocelo, si è corso sulle strade della nazione più bella del mondo. E pazienza se ci si taccerà di campanilismo, ma siamo sicuri di avere le nostre buone ragioni per affermarlo. D’altronde se il Giro d’Italia è giunto alla sua 106° edizione preservando intatto il suo fascino e, anzi, insidiando sempre di più il primato della Grand Boucle dei nostri cugini francesi, ci saranno dei buoni motivi.
Dopo gli Internazionali di Tennis che hanno visto il Belpaese protagonista principale, il Giro d’Italia appena archiviato ha celebrato il successo dello sloveno Primoz Roglic, il celebrato fuoriclasse delle due ruote, capace finalmente d’imporsi nella Corsa Rosa dopo ben 3 Vueltas de España consecutive, una Liegi-Bastogne-Liegi e una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
La sua vittoria è frutto di un’impresa sportiva che l’ha visto tallonare da dietro prima il favorito della vigilia, il belga Remco Evenepoel, poi l’inglese Geraint Thomas, che ha vestito la maglia rosa per ben 8 tappe, prima della cronometro individuale del penultimo giorno da Tarvisio a Monte Lussari. È proprio sulle Alpi Giulie che il britannico si è visto sopravanzare dopo una prova-monstre di Roglic, capace di rifilare a Thomas ben 40 secondi di distacco nella cronometro, sufficienti per vestire di rosa lo sloveno con un margine di 14 secondi, prima della passerella di Roma sotto gli occhi del presidente Sergio Mattarella.
Ma non solo soltanto le imprese sportive a rimanere negli occhi dei numerosissimi appassionati che hanno accompagnato la carovana rosa durante le sue tre settimane in giro per lo Stivale, popolando i bordi delle strade con il solito, calorosissimo affetto. Infatti, rimangono ben nitide nella memoria le immagini dei luoghi incantati toccati dal lungo caravanserraglio del Giro, facendo scoprire agli spettatori italiani (e non solo) le mille meraviglie di un’Italia che non finisce mai di stupire. E noi abbiamo pensato di condensare il ricordo di questo Giro d’Italia 2023 in 5 cartoline delle tappe più suggestive e caratteristiche toccate dai ciclisti durante la corsa.
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Un dettaglio del Castello di Melfi
Sulle pendici del monte Vulture e sulle sponde del fiume Ofanto si erge la stupenda città di Melfi, il cui nome è indissolubilmente legato al nome di Federico II di Svevia, nipote di Federico Barbarossa e imperatore del Sacro Romano Impero agli inizi del XIII secolo. In quella che fu la prima capitale della dominazione normanna, sono ancora tangibili ed evidenti i segni dei passaggi nel tempo di svevi ed angioini che hanno tramandato ai posteri la loro presenza con lasciti monumentali e culturali che la rendono pressoché unica nel suo genere.
Per chi volesse visitare la città lucana, al confine con le regioni di Puglia e Campania, oltre alle numerose chiese con cui è disseminato il centro storico, consigliamo di visitare il Castello di Melfi che, con la sua imponenza, domina le valli attorno alle quali si alza. Fondato dai normanni durante l’XI secolo, nel corso degli anni ha accresciuto notevolmente la sua importanza, ospitando sinodi, diversi papi e figure importantissime, specie durante il Medioevo.
Chi vorrà fare un salto indietro nel tempo ad occhi aperti non rimarrà certamente deluso.
Un meraviglioso scorcio della città di Napoli
Cos’altro poter dire di una delle città più affascinanti se non d’Italia, del mondo intero. Tornata finalmente al centro delle cronache sportive dopo l’impresa dei ragazzi di mister Spalletti che hanno riportato lo Scudetto all’ombra del Vesuvio dopo un’attesa di 32 anni, la città ha dato il meglio di sé in occasione della tappa dell’11 maggio che ha coronato il suo momento d’oro, tirandosi a lustro e inondando la corsa rosa con una lunga ed interminabile macchia azzurra.
Impossibile resistere al suo fascino, nel quale sacro e profano si mescolano in una commistione tutt’altro che retriva. Basti pensare ai murales di Diego Armando Maradona, luoghi di incessanti pellegrinaggi, i quali punteggiano le vie che innervano il centro cittadino tra i cardi e decumani.
Da Castel dell’Ovo al Cristo Velato, dal Maschio Angioino alla spettacolare Piazza del Plebiscito. Sappiamo di fare un torto ai monumenti e alle attrazioni che non citiamo esplicitamente, ma ogni angolo di Napoli lascia i visitatori senza parole. E poi quel panorama del golfo con il Vesuvio sullo sfondo e gli odori che si alzano dalle cucine… va beh! Andate a Napoli!
Rocca Calascio, illuminata di rosa per l’occasione – Foto di Giorgio Baldi
La National Geographic l’ha inserito nel novero dei castelli più belli al mondo. Anche se non lo è. Tecnicamente è una fortezza. Ma vi sfidiamo a trovare un luogo più evocativo di Rocca Calascio che schiude le porte ai turisti verso l’altopiano di Campo Imperatore. Illuminata di rosa durante i giorni che hanno preceduto la tappa, è una delle immagini più caratteristiche del Giro d’Italia.
D’altronde Rocca Calascio, dopo anni di relativo abbandono, sta vivendo una seconda giovinezza. Anche grazie a un numero sempre maggiore di turisti (italiani ed europei) che vengono ad ammirare da vicino il castello che è stato utilizzato come sede delle riprese del capolavoro Ladyhawke.
Inoltre, Rocca Calascio è uno dei castelli più alti d’Italia e d’Europa (situato a quasi 1.500 metri d’altezza) ed è la pittoresca porta d’ingresso per Campo Imperatore, incontaminato luogo dove non v’è quasi traccia della mano dell’uomo e che è riuscita a conservare pressoché integralmente il suo fascino selvaggio.
Una suggestiva vista della Cappella Colleoni
Le imponenti Mura Venete che circondano la Città Alta sono state inserite fra i patrimoni dell’umanità tutelati dall’UNESCO. Già questo sarebbe sufficiente per consigliarvi – se non l’avete ancora fatto – di visitare la città di Bergamo, uno dei più incantevoli e sorprendenti capoluoghi d’Italia.
È proprio dalla parte alta della città che parte la storia di Bergamo, la quale si adagia su sette colli e domina la piana sottostante, oltre ad essere il punto di riferimento prima di inserirsi all’interno del variegatissimo sistema di valli che si inerpicano fin sulle cime più alte delle Alpi.
La fondazione della città si perde nella notte dei tempi e la sua storia si lega indissolubilmente al popolo degli Orobi, di origine celtica, che popolarono inizialmente queste valli, per poi esser considerata come centro di fondamentale importanza e strategicità dai romani prima e dai longobardi poi. Nel centro storico di Bergamo Alta, potrai apprezzare l’armoniosa architettura che la caratterizza, con il Palazzo della Ragione che vigila sulla Piazza Vecchia.
E prima di perderti nel dedalo di vie, visita la Basilica di Santa Maria Maggiore in Piazza del Duomo, o ammira la Torre del Gombito che segna il quadrivio più antico ed importante della città. Un ulteriore motivo per visitare quella che, insieme a Brescia, è Capitale della Cultura 2023.
Il complesso delle Tre Cime di Lavaredo
È stato in occasione della terzultima tappa che il Giro d’Italia ha segnato la sua cima Coppi (ossia il passaggio più in quota dell’edizione), sotto lo sguardo meraviglioso ed allo stesso tempo arcigno di quello che è un vero e proprio monumento scolpito da Madre Natura: le Tre Cime di Lavaredo.
Sono le cime più famose e pittoresche del complesso delle Dolomiti, al confine fra le regioni di Trentino Alto-Adige e Veneto. Rappresentano una delle cime più amate dagli alpinisti per la loro imponenza e la loro forma caratteristica: tre dita che puntano verso il cielo.
È proprio vero quel che dicevano i latini: dulcis in fundo.
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