Se anche Guam e le isole di Turks & Caicos hanno una federazione calcistica, un motivo ci sarà pure. D’altronde, si sa, il calcio è lo sport più seguito al mondo. E non ci sono latitudini né longitudini che siano esenti dall’avere un pallone a esagoni bianchi e pentagoni neri che vi rimbalzi al loro interno.
Che la passione non abbia confini, lo conferma proprio l’amore intorno allo sport della palla che rotola su un rettangolo verde inseguita da 22 uomini in calzoncini e calzettoni. E tutto risiede nella sua semplicità, nella sua facile replicabilità.
Proprio per questo, nel giro di 150 anni, il calcio ha spopolato in ogni dove, attecchendo particolarmente prima in Europa, quindi in Sudamerica. Avete mai visto un match tra River Plate e Boca Juniors? Avreste mai detto di poter trovare in Olanda uno dei luoghi-simbolo di questo sport? Avete mai respirato l’aria della vigilia di un match del Liverpool?
Conciliare la passione per i viaggi con quella per il calcio non è mai stato così semplice. E se avete bisogno di una “spintarella” per prendere una decisione, beh, siete nel posto giusto.
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La Bombonera, il caldissimo stadio del Boca Juniors
Chi ama il gioco del calcio non potrà non avere un sogno nel cassetto: assistere a un match del Boca Juniors dagli spalti della Bombonera, la tana degli Xeneizes. Con le sue tribune che sembrano precipitare a capofitto sulle teste dei calciatori e l’atmosfera esplosiva, tra fumogeni gialli e blu, che si respira all’interno di questo catino ribollente può soltanto dare una fugace pennellata della passione che si respira tra i barrios di Buenos Aires.
Poche rivalità possono reggere il confronto tra i Genovesi (Xeneizes, appunto) e i Millonarios del River Plate. D’altronde è una sfida atavica, che va ben oltre il rettangolo di gioco: è popolo contro borghesia, un cliché che rende la sfida fra queste due squadre come una delle più intense ed appassionanti al mondo. Un Superclasico.
Sul piatto non ci sono soltanto i tre punti in palio, ma ben altro. È una battaglia tra due club, due stili di gioco e due diverse identità. Il Superclasico incarna la passione e l’orgoglio del calcio argentino, e il mondo del calcio non può fare a meno di ammirare l’intensità e l’importanza di questa straordinaria rivalità. Quest’anno, inoltre, si celebra il 115° anniversario della prima sfida tra due dei club più amati della capitale argentina ed il viaggio val bene una messa.
D’altronde, Buenos Aires scopre scorci carichi di storia e di cultura, d’identità ed orgoglio, come Plaza de Mayo, centro politico della capitale e luogo della memoria ricordato per la indomita e costante protesta delle madri dei desaparecidos durante il periodo della dittatura di Videla, assieme a La Casa Rosada, meravigliosa sede istituzionale del Presidente della Repubblica Argentina.
La statua dell’immortale Johan Cruijff
Proprio come i Beatles. O come Picasso. Se il calcio degli anni ’70 dovessero avere un simbolo che li incarni, beh, questo avrebbe le fattezze e la smorfia irridente di Johan Cruijff. Il volto di chi, nato e cresciuto all’ombra del De Meer – storico stadio dell’Ajax – nel quartiere di Betondorp, a sud-est di Amsterdam, è stato l’interprete più estroso e talentuoso che il club, il suo Paese e forse il mondo intero abbia mai visto con i tacchetti ai piedi.
In una città intrisa di arte e di storia, Cruijff non sfigurerebbe affatto neanche accanto a van Gogh, uno dei suoi più celebri connazionali. Li ha accomunati la nobile arte della pittura, ma se per Vincent il campo di gioco era racchiuso in una “semplice” tela e a un pennello, Johan ha saputo avvicinarglisi. Anche se col pallone fra i piedi. Correndo sui fili d’erba, muovendosi sinuosamente su un rettangolo verde e vellicando il palato di appassionati ammaliati dalle sue gesta e da quelle dei compagni di squadra. In un movimento perfetto, con Rinus Michels nelle vesti di impeccabile e visionario direttore d’orchestra.
Ed è in questa armonia perfetta che Cruijff ha interpretato a modo suo la sinfonia, con assoli e pizzicati che solo un artista come lui avrebbe potuto fare. Sì, è stato il simbolo del Totaalvoetbal, il movimento “sovversivo” del calcio, capace di farsi spazio nei suoi meccanismi quasi liturgici, in piena sincronia con l’onda nuova che elettrizzava un mondo voglioso di ribellarsi a inquadrati e grigi cliché.
E la città di Amsterdam è forse stato l’ambiente più giusto di una rivoluzione culturale che non si è vissuto solo in campo, ma anche per le strade e in un’intera società, naturalmente votata al futuro. Così come lo è stata in passato. Ed è il Rijksmuseum a fare da capsula del tempo, dove si conservano i più bei dipinti del “Secolo d’Oro” che ha visto gli olandesi padroni commerciali ed artistici del mondo intero: in uno dei musei-parco più belli del mondo sono conservate le opere di Rembrandt – su tutte “La Ronda di Notte” – e di Jan Vermeer tra cui “Donna in Blu” e “Lattaia”.
E perché non perdersi tra i canali della Venezia del Nord, prima di visitare la casa di Anna Frank? Amsterdam non finisce mai di stupire e se lungo il cammino vi imbattete nella Johan Cruijff ArenA, potrete capire perché Il Papero d’Oro ha segnato un’epoca di un’intera nazione.
Anfield Road, la leggenda fatta stadio
Baronetti sul palco, amanti in uno stadio. Musica e calcio sono pane quotidiano per uno scouse, soprannome con cui sono conosciuti gli abitanti di Liverpool. D’altronde sulle rive del fiume Mersey hanno risuonato le note che hanno cambiato un’epoca, che hanno fatto la storia. Dici Liverpool e dici Beatles, l’equazione non è mai stata così semplice da risolvere.
E lo stesso vale se lo si chiede agli appassionati di pallone: dici Liverpool e dici Anfield Road, la casa dei Reds. Sebbene sia l’Everton a vantare il primato di club più antico della città, la passione dei tifosi assiepati sulla Kop – il nome della curva occupata dalla tifoseria più calda – ha saputo “dettar legge” anche in materia di cori.
E il 2023 è un anno particolare, visto che ricorre un avversario importante: è il 60° anniversario dalla prima volta che il successo di Gerry and The Peacemakers – reinterpretazione del brano del musical “Carousel” di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein – fu utilizzato dai tifosi Reds per sostenere la propria squadra durante la finale di FA Cup in quel di Wembley. Un inno simbolo di unità, passione e speranza.
La colonna sonora perfetta per accompagnare una visita all’Albert Dock, il porto di Liverpool, oppure per ripercorrere – e i Fab Four ci perdoneranno – i luoghi dove il nacque e crebbe il mito dei Beatles come Penny Lane o il parco di Strawberry Fields. D’altronde, la passione accomuna e non separa… Anzi!
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