Pineto: una promozione in Serie C a ritmo di rock ‘n roll

Nando Di Giovanni  | 01 Giu 2023

Una promozione tra i professionisti che fa tanto rumore. E non soltanto per l’eco prodotta dall’urlo dello stadio Mimmo Pavone & Alessandro Mariani al triplice fischio del signor Raffaele Gallo di Castellammare di Stabia. Ma anche per il passato rock del suo presidente.

Dalle premesse non sembrerebbe di parlare di un’impresa sportiva, squisitamente calcistica, eppure alle 16:51 dello scorso 7 maggio si è celebrata la prima e storica promozione in Serie C di una matricola abruzzese: il Pineto.

Se a molti sovviene il nome della località rivierasca abruzzese assieme al profumo di salsedine, lo stesso non può dirsi per quel che concerne lo sport con il pallone a pentagrammi neri ed esagoni bianchi. Meta celebre di un turismo per famiglie, all’insegna della natura e del relax, Pineto sale agli onori della cronaca al di fuori della stagione balneare per aver celebrato il sogno ad occhi aperti del suo patron e di una tifoseria che ha visto materializzarsi, domenica dopo domenica, quella che è una favola a tutti gli effetti.

Una storia d’amore infinita: l’epopea di Silvio Brocco al Pineto

Il numero 1 dei pinetesi, infatti, si chiama Silvio Brocco. Ed anche in questo caso a qualcuno frullerà in testa il pensiero: «Dove ho già sentito questo nome?». Gli appassionati di musica non si sbagliano: infatti, il patron biancazzurro è stato il batterista del gruppo Le Orme, attivo fra gli anni ’60 e ’70.

Tra musica e pallone, passioni declinate (temporaneamente) al ruolo di hobby, c’è di mezzo l’imprenditoria. Quarant’anni fa, infatti, Silvio Brocco ha fondato la Liofilchem, azienda leader nel campo della microbiologia, consentendogli così di dar forma e sostanza al suo “giocattolo” Pineto. Un’avventura nata sin da ragazzo, quando – racconta – segnava con il gesso i limiti del vecchio impianto Druda, per poi diventarne giocatore (era il portiere della squadra) fino a vestire i panni del presidente all’alba degli anni ’80.

I valori che lo contraddistinguono, sia in azienda che da dirigente, così come nel quotidiano, sono validi in ogni ambito della vita di tutti i giorni: rispetto, partecipazione e condivisione. Su questo spartito il Pineto è cresciuto sempre di più sino a conquistare lo storico successo sui cugini della Vastese che ha celebrato un campionato letteralmente dominato dagli adriatici.

Non è soltanto il premio a un uomo, ma a una squadra, a una città e a un credo che vuol valido l’adagio: porre limiti ai sogni non ha senso. E così, dopo diversi tornei vissuti nei piani alti, quest’anno l’ultimo mattoncino è stato finalmente posto e l’opera del Pineto ha preso una dimensione tale, da far rumore in tutta Italia.

La Serie C, così, conquista l’ingresso di una nuova matricola fra i suoi ranghi e l’Abruzzo pone un’altra presenza tra i professionisti dopo i catastrofici fallimenti di Lanciano prima e Teramo poi che sono scomparsi dai radar del professionismo nell’ultimo decennio, lasciando al solo Pescara la rappresentanza regionale.

Cosa vedere a Pineto?

Uno scorcio della Torre di Cerrano al tramonto

Circa 20 km più a Nord, addentrandosi nella provincia di Teramo e superando la vicina Silvi, eccoci a Pineto, una delle località più apprezzate dell’intera costa adriatica. Sulle coste della cittadina, in ode al suo nome, si distende una lunghissima fascia di pini che hanno saputo resistere alla cementificazione del boom economico, conservando quel sapore selvaggio di rustica genuinità.

Il simbolo per eccellenza della costa pinetese è la Torre di Cerrano che si staglia sul panorama, a guardia di cotanta bellezza. E il riconoscimento di spiaggia più bella d’Abruzzo non è certo un caso. D’altronde è possibile effettuare con facilità qualsiasi tipo di attività: dal mare alla vita serale, dal camping al trekking. Oasi di natura incontaminata sono lì a due passi e basta dar le spalle al mare per ammirare il Gran Sasso che vigila e protegge questo piccolo angolo di paradiso che, da oggi in poi, inizierà a godersi anche un piccolo assaggio di beatitudine calcistica.

Nando Di Giovanni
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